Fino a dieci anni fa probabilmente questo film non avrebbe mai passato il test della censura imposta dal governo cinese. Ciò non significa che Zhang Yimou non abbia mai girato film che puntassero il dito contro gli orrori del regime in passato. Accadde infatti già con Story of Qui Yu, Ju Don e Lanterne Rosse. Ma mai prima di Lettere di uno sconosciuto Zhang Yimou era stato così diretto. Lettere di uno sconosciuto è un film del 2014 che racconta con estrema verità del periodo di una Cina appena nata e già infestata dalla piaga della Rivoluzione Culturale Cinese imposta da Mao Zedong.
Un dramma sulla famiglia
Lettere di uno sconosciuto è un film drammatico che incornicia la storia di una famiglia elegantemente unita nonostante le difficoltà. Dalla prima scena in cui delle ragazze ballano sulle musiche di una delle uniche otto opere ammesse durante la Rivoluzione Culturale “Il reparto rosso delle donne”, subito fuoriesce il clima dell’intero film e la sua inamovibile posizione nel tempo. Una madre (Gong Li, musa di Zhang Yimou e già protagonista di molti suoi film tra cui Lanterne Rosse) e sua figlia vengono informate dell’evasione del marito dal carcere e vengono avvertite di non aiutarlo in alcun modo nel caso si fosse presentato a casa. La risposta della giovane è chiara e convinta: “Non ho nulla a che fare con quell’uomo, obbedirò alle decisioni del Partito”. La madre invece tace e il suo silenzio vale più di mille parole.
Il padre torna a casa e come previsto cerca di intrufolarsi per riunirsi alle donne della sua famiglia ma la giovane, figlia della Rivoluzione Culturale ancor prima che di suo padre, lo denuncia al Partito che immediatamente spedisce l’uomo in un campo di lavoro per essere “rieducato” alle regole. L’uomo era un professore e come tutti gli intellettuali della nazione la sua conoscenza avrebbe dovuto subire un brusco reset per far spazio al nuovo dogma Maoista.
20 anni dopo, quando il vento della rivoluzione culturale aveva già smesso di soffiare, l’uomo e padre di famiglia viene liberato e può finalmente tornare verso la stessa casa che pochi decenni prima l’aveva tradito e respinto. Ad attenderlo una figlia che ormai non balla più ma che impegna i suoi sforzi in una fabbrica tessile e una moglie traumatizzata che stenta a riconoscerlo e non vuole ricordare per non dover tornare a un periodo di immenso dolore. Ed è a questo punto che iniziano a riaffiorare i ricordi per dar luce alla speranza di un uomo che oltre alla sua dignità sembra aver perso anche le persone a lui un tempo care.
La Rivoluzione Culturale Cinese di Zhan Yimou
Il regista Zhang Yimou descrive con sapienza iil tempo e lo spazio di questa drammatica storia mettendo a nudo l’amara verità dietro uno dei periodi più bui che la Cina moderna abbia mai affrontato. Un periodo che descrive con minuziosa attenzione, dai minuscoli appartamenti ai luoghi pubblici sempre troppo affollati fino alla percezione della fastidiosa sensazione di avere sempre gli occhi puntati addosso, di essere sempre osservati e giudicati.
La Rivoluzione Culturale descritta da Zhang Yimou in Lettere da uno sconosciuto è la causa, la malattia, il parassita che ha infestato il nucleo familiare, il focolare che da sempre ha rappresentato e rappresenta per i suoi membri protezione e stabilità. Ma nella Cina degli anni ’60 l’unica famiglia è il Partito e l’unico padre Mao.
Lettere di uno sconosciuto è sicuramente uno dei film più maturi e consapevoli mai girati da Zhang Yimou che per la sceneggiatura ha attinto a piene mani dall’omonimo romanzo della scrittrice Yan Geling. È consigliato a chi poco o niente sa delle atroci conseguenze della Rivoluzione Culturale e anche a chi non ha timore di farsi scappare qualche lacrima durante la visione.
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